Strategie Vincenti
La mia esperienza all’Experiential Training Barcamp 2017
Ieri si è concluso l’Experiential Training Barcamp 2017, l’ottava edizione di questa manifestazione (il cui hashtag è #ETB08 o semplicemente #ETB).
Che cosa è un BARCAMP ?
Un barcamp è una non conferenza aperta a chiunque, in cui i contenuti vengono proposti dai partecipanti con uno spirito di condivisione e di voler imparare gli uni dagli altri. Sei quindi allo stesso tempo partecipante e (se vuoi) colui che condivide qualcosa.
In genere ogni barcamp ha un tema, i primi barcamp sono nati attorno al software libero e alle reti sociali, ma ormai ce ne sono di tutti i tipi. Quello a cui ho partecipato io anche quest’anno è sulla formazione esperienziale.
E che cosa è ?
E’ un tipo di formazione che non è “frontale”, dove chi fa la formazione sta davanti e propino un sacco di teorie e poi quando ha finito tu te ne torni a casa con la testa piena di concetti e non hai fatto niente, ma si parte da un’esperienza che si fa in gruppo, per esempio:
- costruire una Ferrari con il solo uso di una risma di carta, senza forbici e senza colla
- sperimentare la comunicazione non verbale con i cavalli
- capire come raggiungere i tuoi obiettivi giocando a frisbee
- etc… (le possibilità sono infinite)
per poi alla fine passare ad una fase di riflessione sull’esperienza fatta (chiamata debriefing).
Capisco che per chi finora sia stato soltanto a conferenze classiche, in cui ci sono uno o più relatori che parlano da soli per ore da un palco, sia difficile capire cosa sia un barcamp e quale sia l’aria che vi si respira, perciò per coglierne il clima ti invito a scorrere le foto ufficiali dell’evento.
Passiamo ora ai workshops a cui io ho partecipato.
Questione di stili
Il primo workshop a cui ho partecipato era intitolato “Adultoteca” ed è stato condotto da Filippo De Checchi e Filippo Borille. E’ stato un insieme crescendo di giochi molto divertenti. L’intento dei facilitatori era quello di farci provare uno stile di formazione diverso: lo stile comico.
Non vi racconto i giochi perchè la cosa più bella della formazione esperienziale è – appunto – l’esperienza !
E per ciascuno essa è unica, data dalla propria storia, dai propri interessi, convinzioni e voglia di mettersi in gioco in quel momento.
Ciò che io mi sono portato a casa da questo workshop è la consapevolezza che ridere unisce, lega e abbatte le barriere.
Inoltre il gioco stimola la creatività e destruttura la rigidità.
Per questi motivi sono convinto che utilizzare anche questo stile di formazione sia utilissimo nelle aziende e non mancherò di proporlo in quella in cui lavoro, anche perchè il gioco è uno dei miei valori e trovo sia una componente fondamentale affinchè un individuo sia sano ed equilibrato 🙂
Il pezzo mancante
Giovedì sera dopo cena ho partecipato al workshop di Leonardo Frontani in cui, visto che diversi formatori e facilitatori erano presenti, Leonardo ha condiviso una specie di vuoto che prova quando le aziende gli chiedono di migliorare delle competenze trasversali quali l’assertività, la leadership, il problem solving, la resilienza, la motivazione, l’intelligenza emotiva di una persona.
In pratica stiamo vivendo in un’era di consumismo e in questo contesto perfino la formazione è diventata prêt-à–porter: “fammi diventare pò assertivo il mio collaboratore”
Poi tale collaboratore si trova al corso, magari senza essere nemmeno stato interpellato se lui quel percorso lo vuole fare… 🙁
Da qui questo senso di vuoto, come se mancasse qualcosa…
Sotto a queste competenze ci deve essere qualcosa !
Che cosa è ciò che sostiene i rami costituiti dalle competenze trasversali ?
Che cosa è il tronco ?
Cosa sono le radici ?
Quale è la linfa che da vita a questo albero ?
Verso dove si ergono i suoi rami ?
Quesiti a cui ognuno ha cercato di dare delle risposte a modo proprio.
Io non ho delle risposte chiare, in qualche modo comunque ha a che fare con il rispetto per le persone, con il mettere la persona al centro e con il relazionarci in modo autentico.
Ciò che mi sono portato a casa da questo workshop è, oltre a delle domande a cui dare una risposta, la conferma che ognuno interpreta il mondo secondo un filtro costituito dalla propria storia, convinzioni, stati d’animo e priorità, infatti quando Leonardo ha chiesto di condividere cosa di getto (senza pensarci sù) ci evocava la frase
Forte come una bestia,
libero come un Dio,
ho ammansito la felicità.
sono venute fuori le considerazioni più disparate.
Il viaggio sciamanico
Partecipare ai viaggi sciamanici di Sara Gambelli per me è ormai un appuntamento fisso del Barcamp, quest’anno ha creato questo viaggio insieme a Dario “Storyteller” Boschetto e il risultato è stato magico e potente !
In pratica ci hanno accompagnati in un viaggio nella radura di Atyra al cospetto dell’Albero della Consapevolezza.
Come anche negli anni precedenti, le energie che ho percepito sono state mooolto forti, soprattutto quando abbiamo buttato fuori tutte le nostre cose negative, tutta la nosta merda mentale ed emotiva e l’abbiamo gettata a terra. In natura la merda è concime per nuova vita e abbiamo fatto una palla di energia con quanto avevamo buttato a terra e ce lo siamo rispalmati sui chakra: l’esperienza per me è stata intesissima.
Poi ci siamo sdraiati a terra e Dario ci ha raccontato che nella notte dei tempi quando gli uomini e gli Dei erano uguali, gli Dei si erano resi conto che il potere personale dell’uomo era diventato troppo elevato e volevano nasconderlo dall’uomo. Perciò si sono chiesti dove potevano nasconderlo. Una delle divinità propose di nasconderlo nel profondo della terra, ma si resero conto che prima o poi l’uomo lì l’avrebbe trovato.
Allora un’altra divinità propose di nasconderlo sotto acqua nel profondo di un abisso, ma poi si resero conto che un giorno un uomo sarebbe riuscito a nuotare anche fino a lì.
Un’altra divinità propose di nasconderlo nell’angolo più remoto dell’Universo. No, arriverà il giorno che l’uomo arriverà anche lì e lo troverà !
Ad un certo punto il capo delle divinità il Grande Spirito disse “So io dove possiamo nasconderlo, in un posto dove non si metterà mai a cercarlo: lo nasconderemo all’interno di lui stesso, nel profondo del suo cuore, perchè per raggiungerlo lì, avrà bisogno di superare i suoi limiti. Avrà bisogno di superare le sue paure. Avrà bisogno di amare sè stesso, come è stato amato.”
E qui, io sono scoppiato in un pianto liberatorio.
Alla fine del viaggio sciamanico ho sentito il bisogno di appartarmi, di sentire il contatto con la terra ed è stato molto bello, poi sono andato ad abbracciare l’albero, al cospetto del quale abbiamo fatto il nostro viaggio, ed è stato bellissimo arrampicarmici sopra.
Ciò che mi sono portato a casa è una gran voglia:
- di autenticità, di essere me stesso, di accettarmi di più, di lasciar andare le aspettative e di avere più coraggio
- di continuare ad approfondire lo sciamanesimo
- di esprimere tutta la mia energia maschile, la mia potenza
- di esplorare le energie maschili e femminili e le loro interazioni
- di muovermi e di stare più a contatto con la natura
Dario all’inizio del viaggio ci ha chiesto come ci presentiamo. La mia risposta è stata “Alexander, manager d’azienda“, al ritorno dal viaggio la mia risposta era diventata semplicemente “Alexander”
Io sono me stesso. Punto.
Ed è stato bello notare come mi sia uscito con semplicità, in quanto in alcune esperienze di BioDanza ho notato che ho fatto fatica a dire il mio nome, ad esprimere chi sono.
La HAKA
L’ultimo workshop a cui ho partecipato è stata la Haka (cioè una danza maori) Ka Mate
Sam Manawa, Deacon Pereto ed Elena Piani ci hanno portato nella cultura Maori (Nuova Zelanda) e ci hanno raccontato il significato del testo di questa danza e poi assieme l’abbiamo impersonata.
Ancora adesso riguardando il video provo un’emozione fortissima
Ciò che mi porto a casa di questa esperienza è il desiderio di di riavvicinarmi a mio padre, la curiosità per le culture antiche, la voglia di contatto con la natura e il rispetto per la natura e per gli altri.
Il mio Workshop “il Nido”
Anche quest’anno ho deciso di sperimentare facendo qualcosa di mio e ovviamente mi sono focalizzato su ciò che mi è molto caro: le relazioni.
Ho creato il mio workshop per chi vuole migliorare le sue capacità relazionali (risolvere conflitti, cogliere il mondo dell’altro e creare empatia) in modo tale da ottenere più risultati, divertirsi di più ed essere più felice.
A volte abbiamo difficoltà relazionali con i colleghi sul posto di lavoro (ma lo stesso vale anche per i rapporti di coppia e i rapporti genitori-figli o con gli amici) la colpa non è nostra, perchè non ci hanno mai insegnato degli strumenti pratici per relazionarci: a scuola e all’università NON c’è un corso sulle relazioni autentiche ed efficaci.
Il problema è che il 97% della tua energia viene sviluppata dalle emozioni che provi, infatti sai bene come lavori male quando per esempio hai un problema in famiglia, sia perchè lo hai sperimentato in prima persona, sia perchè è capitato con un collega.
Quindi se vuoi avere più energia, motivazione, successo e divertimento è importante che tu riesca a relazionarti in modo autentico ed efficace con chi ti sta accanto.
Quindi nel breve workshop che ho creato (ricordiamoci che il limite per ogni workshop all’Experiential Training Barcamp è di soli 75 minuti) ho cercato di far sperimentare 3 tecniche per comunicare in modo autentico e risolvere conflitti ed incomprensioni in modo WIN-WIN.
Non è stato facile far provare lì una vera situazione di conflitto (alcuni dei partecipanti hanno ampio margine di miglioramento in termini di bastardaggine 😀 ), ma il punto era sperimentare VERAMENTE una forte sensazione di disagio e di conflitto, per intervenire in un modo nuovo. Per fare provare fisicamente come si fa, altrimenti quando siamo nella vita reale (cioè fuori da un ambiente protetto come quello del Workshop) non siamo in grado di utilizzare questo nuovo modo di agire.
Come anche per i 2 anni precedenti, ogni iterazione (in tutto ne ho fatti 3) del mio workshop veniva meglio.
Ciò che ho imparato nel primo workshop è che è mancata la fase di debriefing finale, cioè quella fase di condivisione delle esperienze, delle domande e di come ciò che abbiamo sperimentato possa esserci utile nella quotidianità.
Ne ho fatto tesoro e ciò che è venuto fuori dalle sessioni di debriefing dei 2 workshops successivi è questo:
Ciò che mi sono portato a casa io dai miei workshops (ed è molto prezioso per me) è:
- che alla fine di un workshop di questo tipo, dove ho fatto richiamare delle situazioni di conflitto, devo riportare giù l’emozione negativa di tutti i partecipanti. Non è scontato che il partecipante sia in grado da solo di ritornare ad uno stato equilibrato, infatti uno dei feedbacks (lo puo vedere nella foto sopra) è stato “Esco dal workshop agitato incazzato. Ero entrato rilassato (…) “.
Non succederà più. - che ho tanto da praticare anch’io gli strumenti che ho condiviso. Ci sono diversi contesti (rapporto con mia moglie, con i colleghi di lavoro, con mia figlia) in cui NON li uso ancora. Le relazioni sono un percorso in cui non si arriva mai ad una fine. Ci vuole allenamento e coraggio ad affrontare le proprie paure e a riconoscere i propri limiti.
- che sono stato piacevolmente sorpreso dal livello di interesse per queste tematiche e per queste tecniche molto efficaci.
Ho voglia di continuare a creare qualcosa. Non ho ancora le idee chiare, potrebbe essere qualcosa dal vivo (magari un appuntamento fisso una volta ogni 2 settimane), oppure qualcosa online (tipo via Zoom o Skype e con un gruppo di supporto su Facebook). Più che qui su Strategie Vincenti, lo vedrei meglio sull’altro mio blog Relazioni Autentiche. Se sei interessato, mettiti in contatto con me sotto al post nei commenti o via email.
Scrivo ogni anno il resoconto della mia partecipazione al Barcamp, qui puoi trovare quelli degli anni: 2014, 2015 e 2016.
Grazie Alexander … Sono sempre disponibile al confronto, dal momento che apprezzo e posso condividere, questo tuo desiderio di migliorare, in serenità e leggerezza. Emanuela
Grazie Alexander.
Non ho partecipato al barcamp, ma seguo i tuoi post da anni e cerco di far passare/insegnare alcune delle cose che scrivi (assertività, empatia, capacità di creare relazioni più autentiche e profonde, gestione dei conflitti, dell’ansia e della rabbia) ai miei alunni (insegno Lettere in una scuola media).
HO trovato e trovo utilissimo questo tuo “debriefing” personale al termine del camp, sia come tecnica sia per le proposte di riflessione.
Chissà, in futuro mi piacerebbe partecipare ad uno di questi barcamp.
Grazie ancora e buon cammino!
Ciao Patrizia,
il Barcamp da 4 anni a questa parte si è tenuto sempre nella seconda metà di maggio e sempre nella comunità S.Francesco a Monselice (PD).
Il costo di €30 serve solo a coprire la cena di giovedì e il pranzo di venerdì, quindi è una spesa sostenibile.
Io di solito mi blocco il calendario con 12 mesi di anticipo 🙂
Ciao Alexander, grazie ancora per l’opportunità che mi hai dato col tuo invito. L’esperienza del BarCamp è stata molto bella. Un’idea me l’ero fatta anche prima, ma partecipando ho come avuto l’impressione di essere dentro una grande centrifuga dove i vari elementi presenti, si andavano ad aggregare (di volta in volta che la macchina girava) generando, alla fine di ogni corsa, nuove unità, unità contraddistinte dagli workshop (centrifugati). Va bene, parallelismi più o meno azzeccati a parte, mi sono rilassato molto, ho apprezzato tutti gli workshop a cui ho partecipato e i diversi stili formativi. Ho imparato tante cose che non sapevo. Posso aggiungere che, in alcuni frangenti, mi è sembrato di essere ritornato bambino. Grazie!
Ciao Livio,
è stato bello leggere il tuo commento e mi ha fatto piacere che tu abbia partecipato anche questo mio workshop.
Alla prossima !
🙂