Strategie Vincenti
Hai già sperimentato l’efficacia del Problem Solving Strategico ?
Quello che ti svelo oggi è un metodo completo per risolvere realmente e in maniera fruttuosa problemi complessi. Esso è adatto sia all’atleta che è bloccato nella sua prestazione, sia al top manager che non riesce guidare la sua azienda a raggiungere i risultati che si prefigge, ma anche a “l’uomo della strada” che si sente sopraffatto da qualcosa più grande di lui.
Spesso tendiamo a vedere ciò che viene dall’estero come qualcosa di migliore, ma oggi ti svelerò un metodo completo che:
- non è complicato, di fatto è semplicissimo
- non ti chiederà di saltare come un ossesso urlando inni o camminando sui carboni ardenti
- non è importato dagli USA, di fatto è stato sviluppato dall’italianissimo Giorgio Nardone, che poi l’ha esportato alla Scuola di Palo Alto in California
L’illusione più pericolosa è quella che esista soltanto un’unica realtà – Paul Watzlawick Tweet
Quale è il VERO obiettivo ?
Il primo passo è definire chiaramente l’obiettivo che vogliamo raggiungere per costruire la strategia.
Sembra ovvio che io voglia X, ma l’ovvio va dimostrato e a volte la nostra mente ci racconta un sacco di storie, esattamente come la memoria ci racconta un sacco di balle sul nostro passato. Noi ci autoinganniamo spesso anche su quello che vogliamo, quindi definire bene l’obiettivo, cosa dovrebbe cambiare perchè la situazione fosse quella desiderata, è il primo passo importante e finchè non abbiamo una chiara, completa ed empirica visione dell’obiettivo da raggiungere, dobbiamo insistere su questo.
Partire dopo per arrivare prima – Provverbio cinese Tweet
appunto perchè
E’ inutile premere l’acceleratore, se si sta andando nella direzione sbagliata. – Piernicola De Maria Tweet
Quale è il problema ?
Il secondo passo di un Problem Solving Strategico è analizzare quali sono le problematiche che NON permettono di raggiungere l’obiettivo. Quali sono le situazioni ingarbugliate, le difficoltà che NON permettono di introdurre il cambiamento strategico o quali sono le caratteristiche che incrementano la resistenza al cambiamento. E anche in questo caso dobbiamo procedere ad un’analisi dettagliata, concreta sino a che abbiamo tutte le caratteristiche del problema e dell’obiettivo da raggiungere.
Quali sono le “Tentate soluzioni” ?
Il terzo passo, è forse quello più caratterizzante del Modello di Problem Solving Strategico sviluppato da Nardone, è un concetto apparentemente paradossale e cioè il concetto di tentata soluzione che alimenta il problema.
Tu devi sapere che la maggioranza delle persone, che sia un persona che non riesce a superare una paura, che sia un’atleta bloccato nella sua performance o che sia un’azienda in crisi, di solito continua ad alimentare il problema mettendo in atto le stesse strategie applicate in passato con successo: queste sono le tentate soluzioni.
Proprio perchè noi tendiamo a costituire degli equilibri ed a mantenerli, noi tendiamo a mantenere ciò che ci ha permesso di avere successo nel passato e spesso abbiamo grande difficoltà a cambiarlo e finiamo, come un mulo, a dare testate contro l’albero sperando che l’albero si sposti, ma sappiamo come va a finire: il mulo si rompe la testa.
Le tentate soluzioni possono essere strategie consapevoli, oppure azioni, reazioni inconsapevoli. Possono essere:
- modi di comunicare una cosa
- azioni
- pensieri
Vanno analizzati nel loro meccanismo di alimentazione del problema.
Ti faccio un esempio molto pratico. Chiunque abbia paura di una situazione specifica, mette in atto le 3 usuali tentate soluzioni:
- cerco di controllare la mia ansia, cerco di controllare le mie reazioni, ma più cerco di controllarle, più – paradossalmente – le amplifico. Studi su persone che soffrono di attacchi di panico, hanno evidenziato che la forma di controllo delle proprie funzioni fisiologiche, invece di portarci a gestirle, ci porta a perdere il controllo.
- evito tutto ciò che può creare quella reazione di paura, ma questo funziona perchè se evito la situazione, mi sento salvo. La trappola è però che, se evito la situazione, confermo a me stesso che NON sono in grado e che la volta successiva che mi capiterà, mi spaventerò ancora di più !
- chiedo rassicurazione o protezione: ho con me qualcuno che mi aiuterà se succede qualcosa. Anche questa è decisamente catastrofica negli effetti, perchè se mi fa sentire protetto, confermo a me stesso che IO NON sono all’altezza.
Se tu scegli una situazione che ti fa paura e ti impegni per i prossimi 6 mesi:
- di controllare la tua ansia quando l’affronti,
- poi quando inizi avere timore, inizi ad evitarla
- in seguito inizi a chiedere rassicurazione a qualcuno e a farti accompagnare,
ti posso garantire che svilupperai con successo un disturbo fobico: diventerai panicante di quella situazione 😉
Questo però ti insegna che puoi fare esattamente il contrario, possiamo guidare le persone ad uscire dalle trappole che si sono costruite, nelle quali sono cadute. Nardone infatti suggerisce la tecnica della Peggiore Fantasia, che consiste nell’alimentare la paura volontariamente fino a provocarsi una crisi d’ansia (crisi che in verità raramente avviene).
Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non c’era più nessuno. – Wolgang Goethe Tweet
Una volta identificate le tentate soluzioni ridondanti, è il momento di introdurre le soluzioni alternative, cosa che non è così facile, bisogna trovare il modo di rendere questa cosa viabile, agibile. Il modello del problem solving strategico prevede per questo 3 tecniche.
La “Tecnica dello Scalatore”
La prima è rendere il processo di cambiamento apparentemente graduale, partendo dal più piccolo cambiamento possibile. Giorgio Nardone la chiama la Tecnica dello Scalatore: forse non sai che le guide alpine quando devono costruire il percorso per arrivare ad una cima, non iniziano a costruirlo dalla base, ma venendo indietro passo-passo.
Si chiedono:
Dove devo essere un metro prima della cima, per ragiungere la cima ?
Dove deve essere un metro prima, per arrivare ad un metro prima della cima ?
E così via, sino a giungere a ritroso al più piccolo passo da fare.
Il più delle volte ciò che succede è che il “viaggio” non sarà una serie di passi graduali, ma si innescherà un cambiamento, un “effetto valanga“: dopo i primi passi c’è un’accelerazione e si arriva rapidamente alla fine e questo è molto importante, perchè aggira la resistenza del sistema al cambiamento, che è consapevole di innescare un cambiamento ma per piccoli passi, ma che poi innescandolo, la velocità prende il suo corso fino ad arrivare rapidamente all’obiettivo.
Qualora invece non si dovesse arrivare all’obiettivo si passa alla prossima tecnica.
Lo “Scenario oltre il problema”
La seconda tecnica è quella dello Scenario oltre il problema.
Immagina quale sarebbe la situazione magica, una volta che hai raggiunto il tuo obiettivo:
Da che cosa sarebbe caratterizzata ?
Cosa faresti di diverso ?
Cosa farebbero di diverso le persone intorno a te ?
Calati in tutti i dettagli e poi prendi dei piccoli elementi di queste cose e trasformali in una “prescrizione”: comincia oggi, come se tu fossi già oltre il problema !
Scegli il più piccolo atto che metteresti in moto, iniziando da quelle più piccole e assisterai all’Effetto farfalla, cioè un piccolo semplice gesto genera una reazione, che innescherà un cambiamento esplosivo, con un’accelerazione esponenziale.
Il paradosso del “Come peggiorare ?”
La terza tecnica è quella del Come peggiorare ?
Io l’ho utilizzata con successo anche nella quotidianità in azienda: utilizzando la logica del paradosso, si ottiene qualcosa spingendo nella direzione contraria. Hai mai provato a convincere un bambino ? Dopo il suo primo rifiuto, prova a dirgli che vuoi il contrario. Oppure hai mai provato nel judo a sbilanciare un avversario ? Prova a tirarlo prima nella direzione in cui vorresti sbilanciarlo e poi spingerlo nella direzione opposta 😉
Fai conto ora di svegliarti domani mattina e di chiederti: se io oggi volessi peggiorare la mia situazione, invece che migliorarla, se volessi fallire sicuramente nei miei progetti:
- cosa dovrei fare o NON fare ?
- cosa dovrei pensare o NON pensare ?
- cosa dovrei credere o NON credere ?
E poi metti per iscritto tutti i metodi per peggiorare. Sai cosa accade ?
Accade che quando hai selezionato tutti i modi per peggiorare e li hai scritti davanti a te, la tua mente crea immediatamente una reazione avversiva verso quelle cose, quindi crea una spontanea forma di evitamento per tutto ciò che sicuramente condurrà ad un peggioramento o ad fallimento sicuro. Ma non solo, di solito più spingi la tua mente in quella direzione, più ti vengono in mente idee nuove, spesso creative a cui non avresti mai pensato prima.
Devi sapere che questa tecnica è stata utilizzata da persone geniali come Archimede, Leonardo Da Vinci ed Edison.
Quando ad Edison chiesero, se fosse vero che ha fallito più di mille volte nel tentativo di creare la lampadina, lui rispose : “No, ho avuto successo nel fallire deliberatamente più di 1.000 volte, per avere successo la volta successiva.”
Sono proprio soddisfatto di questo traguardo: ho appena scoperto il millesimo modo per non inventare una lampadina ! – Edison Tweet
Questa tecnica è validissima sia per gli atleti che sono bloccati con le proprie prestazioni, top manager che devono introdurre cambiamenti nelle proprie aziende, che non riescono ottenere risultati, ma anche per “l’uomo della strada” che non riesce ad uscire da situazioni quotidiane, che lo portano alla frustrazione, perchè la tecnica del Come peggiorare ? ha il potere di evidenziare ciò che ha portato al blocco finora e che anzi potrebbe fare ancora di più e portare ad alimentare ulteriormente il problema. Quindi è un modo potentissimo per:
- aggirare la resistenza
- sbloccare le risorse
- attivare creatività
Se ci hai fatto caso, ho già utilizzato la tecnica del Come peggiorare ? su di te in più sù in questo articolo, quando ti ho chiesto di immaginare di controllare per 6 mesi una delle tue paure 😉
Articolo molto interessante, soprattutto il paradosso del “come peggiorare?” lo trovo uno stumento molto utile nella pratica.